La coerenza è difficile per tutti. Gli amici atei fanno bene a mettere in risalto alcuni aspetti di incoerenza teorica o esistenziale dei credenti. A volte sono un sasso nella scarpa ma, a ben pensarci, sono per questa loro criticità utili alla vita religiosa. Sono secoli che ciò accade e non dovrebbero prendersela se viene fatto qualcosa di simmetrico verso di loro.
Personalmente trovo indigeste alcune “scoerenze”, tra queste in particolare l’enfasi di giudizi scandalistici verso azioni discutibili (per chi ha un’etica universalistica) di appartenenti alla Chiesa del passato o del presente. Ciò contrasta fortemente con la negazione di una moralità universale, di un dover essere generale con i quali misurare la giustezza delle azioni.
Altra cosa è il volersi appropriare di parole come spiritualità e spirito. Per il teismo lo spirito è rinvenibile in ciò che l’essere umano compie e che eccede la dimensione materiale: arte, affetti, pensiero, etica… sono effetti di una causa spirituale che vanno ben oltre le scariche di impulsi neurochimici. Scroccare alla religione i suoi migliori risultati è indizio che il fisicalismo ateistico è indigesto.
Un altro aspetto è lo sbandierare la liberazione dal tiranno immaginario e la libertà come risultato. Poi si sentono altre posizioni ben più realistiche secondo le quali la libertà è l’ennesima illusione che ci seduce. E che anzi, pure l’io, il soggetto umano, è illusorio. E così non si sa più che pensare, e con chi si sta discutendo: chi scrive?
Insomma, sarebbe gradita un pò di chiarezza.