Il Re del Nulla e il Galoppino

L’ateo giulivo non si rende conto che il suo grezzo materialismo è confinante stretto con lo spettro del nichilismo. Se lo intravedesse sarebbe meno entusiasta della deriva delle religioni. Non si spiega altrimenti che con questa incoscienza la pervicace volontà di screditare ogni fede in una realtà che abbraccia il tempo e lo spazio.

Ho riletto un passaggio di ragionamenti che facevo e che avevo raccolto in questo libro (http://orarel.com/crocifisso/crocifisso_pubblico.shtml). Li trovo ancora validi. Il Re della Notte o Re del Nulla espande le sue conquiste e approfitta del baldanzoso materialismo che gode tanto a distruggere la bellezza del creato (ridotto a materia casualmente autopoietica) e la dignità spirituale dell’uomo (livellato tra forme insensate). Ne riporto una parte:

“A qualcuno potrà sembrare che l’essere umano, creatore di senso, riesca a salvarsi dallo sfacelo di insensatezza che invade il mondo. Per Cioran, invece, l’uomo è il primo a pagare il prezzo di trovarsi fuori dal Paradiso, sottoposto com’è al divenire dissolutore. «L’uomo passerà» (Q, 390), è la stringatissima sentenza che elimina ogni illusione di eternità e importanza. Ciò che passa non può reclamare per sé posizioni di privilegio.

Il vero livellamento tra le creature non l’ha conquistato Darwin, ma la consapevolezza che l’uomo tra i viventi, e i viventi tra le cose, sono assoggettati tutti alla legge del passare, all’inconsistenza che ne deriva. Tutti fratelli del niente. I continui tentativi di puntellare con petizioni di volontà la decadenza dell’io sono inutili ed estenuanti. «Io, io, io – che stanchezza!» (Q, 148). Certo, questa frase vuole polemizzare con il continuo anteporre al prossimo la propria individualità, ma più profondamente rappresenta lo sforzo diuturno dell’umanità per salvare il generico sé umano, capace di dire io. Non c’è motivo per l’esaltazione di un niente. «Polvere invaghita di fantasmi – questo è l’uomo» (SD, 113). Sogni, fantasticherie, miti, ideologie: la filosofia crea fotomontaggi di salvataggio. «A che pro disfarsi di Dio per ricadere in se stessi? A che pro questa sostituzione di carogne?» (SA, 73).

Se l’individuo è niente, non è che sommando tutti gli individui del mondo si raggiunge qualcosa. L’umanità nel suo insieme, l’idea di umanità e di umanesimo, sono prodotti della fase REM di creature capaci di inventare immagini. «Le verità dell’umanesimo, la fiducia nell’uomo e tutto il resto, ormai non hanno che un vigore di finzioni, una prosperità di ombre. L’Occidente era queste verità; adesso non è altro che queste finzioni e queste ombre. Inerme quanto loro, non gli è dato verificarle. Le trascina, la espone, ma non le impone più; esse hanno cessato di essere minacciose. Perciò, coloro che si aggrappano all’umanesimo si servono di un vocabolario estenuato, senza supporto affettivo, di un vocabolario spettrale» (SA, 61-62).

Ombre, nuvole, miraggi. Gli individui non hanno consistenza e l’umanesimo è ormai estenuato e spettrale come il vocabolario che usa per riaffermare la preziosità dell’uomo. L’Occidente, che abitiamo, ha perduto le «verità dell’umanesimo». Baldanzosi profeti le hanno distrutte, pensando di mantenere in vita l’idea filosofica di umanesimo. Ma senza la dignità conferitagli dalle antiche fedi, eliminate sorridendo, l’idea stessa di uomo diventa una cellula cancerosa che stravolge l’intero organismo umano.

L’Europa si riempie la bocca di dignità umana, valore della persona e diritti umani, ma nel profondo ha smesso di crederci, si vergogna di avere una tradizione religiosa da rispettare e tramandare, e spera che le parole umaniste che usa, anche se sganciate dalla sorgente ideale della fede religiosa, mantengano un contenuto reale, affettivamente coinvolgente. Quando ci si renderà conto che non basta riempire della parola «uomo» montagne di documenti e istituzioni, e non basta ripeterla come un mantra, perché le folle la afferrino e la usino per illuminare le idee e le azioni. Lampadina bruciata non fa luce, nonostante gli ipnotici proclami”.

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