Per panteismo e ateismo materialista qualsiasi forma con cui l’esistente si manifesta è necessaria, ontologicamente inevitabile e moralmente indistinguibile. In questo senso ogni forma è perfetta in se stessa, non tende da nessuna parte, non ha fini nè progetti, piani, mete. Il qui e ora della forma è il suo tutto nel gioco del divenire innocente e autosufficiente. Se lo è il presente, tanto più lo è il passato, per cui spendere giudizi critici su eventi archiviati è bizzarro. La critica e il giudizio negativo, essendo tutto positivo, non hanno senso, sono contraddittori e sintomi della verità dell’opposto, che cioè ci sia un senso e un progetto per l’esistenza. Panteismo e ateismo da una parte liberano l’azione da remore morali rendendo l’esistere e l’agire un puro flusso ludico e dall’altra paralizzano l’azione di resistenza che ancora valuta tra bene e male, giusto e sbagliato, con-senso e dis-senso.
Per il panteismo la Natura come Dio, cioè come necessità insuperabile, guida come un binario all’accettazione della forma con cui si presenta. Tutti i momenti sono sacri, divini, assoluti, PERFETTI. Nulla esce da questa perfezione assoluta e necessaria. Perfino Einstein si è fatto intrappolare dall’immanentismo spinoziano, senza, però, secondo me, valutarne fino in fondo le conseguenze mortali. In questa prospettiva il dissenso è assurdo e contraddittorio, perchè il Dio-Natura che riempie ogni istante del tempo non si può contraddire. In questa angusta prospettiva Auschwitz e la Festa sono forme moralmente indistinguibili, proprio perchè all’ontologia monista, unidimensionale, è associabile unicamente una deontologia monista in cui “cose e azioni” sono valorialmente identiche.
Per l’ateismo vale la STESSA COSA. Eliminato l’orpello divino resta una Natura assoluta e insuperabile. Le forme con cui il divenire si mostra sono in-qualificabili. Non hanno qualità diverse ma solo un diverso numero seriale, equivalente per valore. Nell’ateismo coerente le forme del divenire DEVONO essere accettate e non giudicate: Amor fati. Il giudizio qualificativo infatti è possibile solo n un mondo che abbia un divenire riferito a un MODELLO.
SENZA MODELLO NIENTE SENSO, NÈ DISSENSO. Il passaggio di Colossesi in cui Paolo afferma che in Cristo tutte le cose furono create, per lui e in vista di lui, introduce un modello di riferimento che finalmente permette il giudizio valutativo rispetto ad esso. L’ateismo e il panteismo postcristiani che rinnegano baldanzosamente il Modello, l’archetipo di Cristo, sono sciocche e avventate sperimentazioni che attraggono adolescenti mentali, ribelli della domenica, incapaci di una minima avvedutezza e coerenza logica. Poi viene il giorno in cui il velo si strappa e forse, forse, si intravvede il Modello che dà forma al tempo.