Si può costruire un infinito attuale? Si può fare l’infinito attuale di qualcosa (tempo, spazio, mele, pere…) sommando un pò alla volta elementi di quel qualcosa (mele, pere, centimetri, secondi…)? No.
È un altro tassello che si aggiunge all’indagine sull’inizio dell’universo e quindi di noi. Ieri, leggendo dell’argomento Kalam secondo William Craig, nel libro “La teologia razionale nella filosofia analitica” di Mario Micheletti, ho capito quest’altro aspetto della questione, che ci porta a concludere sensatamente che tutto sia iniziato e che sia sbagliato il sostenere l’infinità temporale di tutto ciò che esiste. Il mondo ha avuto inizio.
Il “Kalam Cosmological Argument” sostiene che a) tutto ciò che inizia ad esistere ha una causa, b) l’universo ha iniziato ad esistere, c) l’universo ha una causa.
La prima premessa significa che non è il nulla a far essere qualcosa, ma una causa esterna alla cosa (visto che quest’ultima non esisteva prima che ci fosse).
La seconda premessa è proprio quella da verificare, e se è vera porta alla inevitabile conclusione del terzo punto: l’esistenza d una Causa trascendente. Esistono diversi argomenti per avvalorala, tra cui la mia intuizione spiegata in #zambellistheory , la quale, in fondo, sembra trovare spiegazione nel presente ragionamento che mostra come impossibile e assurda la costruzione di un infinito attuale a partire da elementi finiti. Non ci avevo mai pensato e quindi è una scoperta che si aggiunge alle altre, ed essendo una scoperta fa capire l’entusiasmo del mio diffonderla.
Micheletti la spiega così: “Pensare che, siccome ogni segmento finito della serie si può formare con un’aggiunta successiva, anche l’intera serie infinita possa formarsi così, significa commettere la fallacia di composizione”. Cerco di spiegarla in maniera più semplice. Se noi capiamo che ad esempio un anno è formato da tanti giorni che si sommano, è sbagliato (fallacia di composizione) applicare questo criterio della sommazione a un infinito già esistente nella realtà, un infinito già infinito, non solo potenzialmente infinito. Il futuro è un infinito potenziale, perchè si può aggiungere sempre un giorno in più alla serie precedente. Mentre il passato è un infinito attuale, perchè è già stato raggiunto, è già stato fatto, è lì davanti a noi come già esistente: il passato è un’infinita serie di giorni e istanti già percorsi fino ad oggi. Un oggi, d’altronde, sempre in movimento, che aggiunge ulteriori istanti alla serie, ma il grosso di questo infinito è già fatto.
Micheletti dice che applicare all’infinito attuale, esistente nella realtà, la modalità di formazione di una serie finita, è sbagliato. Quello da capire è che un infinito già concretamente esistente non può essere costruito (non può cioè esistere nella realtà) da elementi finiti (gli istanti, i centimetri, le mele, le pere, ecc…). Se infatti si sommano elementi finiti ci si apre tutt’al più a un infinito potenziale, ancora da venire, ma non si forma un infinito già concretamente esistente, già effettivamente reale. Tenderà verso… ma non che lo è già. Sommando ad es. dei numeri potrò costruire una serie tendente all’infinito, ma non una serie che formi un infinito già raggiunto. Se infatti penso a un’infinita serie di numeri già esistente, come i numeri dopo la virgola di Pi greco, questa non può essere formata mediante una successiva sommazione, o un successivo calcolo che li “svela”, essi esistono già fatti, già pensati, come se vivessero in un livello di eternità e fossero stati pensati da Dio stesso, che li conosce contemporaneamente tutti, essendo lui un assoluto Infinito Attuale. Ma nella realtà concreta, limitata da spazio e tempo, non abbiamo un infinito attuale perchè la sommazione di qualcosa di finito crea segmenti finiti, solo tendenti all’infinito ma non attualmente già infiniti.
Ammetto che può non essere subito semplice capirlo. Per questo forse Micheletti continua la frase dicendo: “È difficilissimo, del resto, vedere come la serie di eventi passati potrebbe al tempo stesso essersi formata progressivamente ed essere attualmente infinita”. Cercando un aiuto su internet per comprendere questo ragionamento ho trovato una frase di G. Basti che mi ha aiutato: “Non è contraddittorio pensare all’infinito attuale e a molti generi di infiniti attuali, alcuni relativi ed uno Assoluto. Ci che è contraddittorio è pensare ad una nozione costruttiva di infinito attuale… È contraddittorio cioè pensare di costruire ‘pezzo a pezzo’ un infinito attuale portando in atto un infinito in potenza” (G. Basti, Filosofia della natura).
Quindi ciò che si costruisce in maniera finita, con concreti elementi finiti, sarà sempre finito, anche se tendente all’infinito. Il tempo dell’universo, e quindi lo stesso universo che di tempo e spazio è fatto, essendo composto di concreti “istanti” (Planck ha misurato l’unità minima di tempo, il mattoncino più piccolo di tempo, “grande”, si fa per dire, 10 alla meno 43 secondi) non può essere un infinito attuale, già esistente nel suo passato, ma solo, eventualmente, può esserlo rivolto al futuro (non sappiamo con certezza se l’universo continuerà ad esistere all’infinito o se il Creatore lo “estinguerà”). E se l’universo non ha un passato infinito, che, come mostrato, è assurdo e impossibile da pensare, allora l’universo ha avuto un inizio temporale, ha cominciato ad essere. E siccome tutto ciò che comincia ad essere, dice il sillogismo Kalam, deve avere una causa, che non sia il nulla e che non sia se stesso, allora si apre la concreta e sensata possibilità che ci sia una Causa trascendente il tempo e lo spazio. Chi sia è di nuovo da indagare. Che bello che non tutto è già fatto ma sta davanti a noi come una sfida della conoscenza.
Che ne pensate?
(foto della Befana del Maggi, il 05-01-15)
(Fb 01-01-2016)