Il male implica il bene e quindi Dio

Ogni volta che qualcuno obietta su Dio a partire dall’esistenza del male storico (prodotto dall’uomo) e naturale (cataclismi, malattie…), lo può fare solo presupponendo lo stesso Dio che vuole criticare.

Il male è infatti un giudizio derivato che presuppone implicitamente un’idea di bene, carente o assente. Ma pensare che la vita e la realtà nel suo insieme debbano rispettare un destino benigno, è possibile farlo solo se si presuppone implicitamente un senso della realtà che solo un’intenzionalità creatrice può offrire.

Eliminate Dio e verrà eliminato, in un sol colpo, qualsiasi fine e senso del divenire (chi lo fornirebbe, la materia stupida?), ogni idea di destino benevolo e qualsiasi deragliamento malvagio da quel destino. Solo un senso permette il dissenso. Ma per gli atei non sembra funzionare così. Per loro Dio non esiste, non c’è un senso dell’universo e della vita, eppure permane (accidenti, quanta è radicata la metafisica!) un dissenso, una rivolta metafisica, un “no grazie, non ci sto”. Quanta superstizione.

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