“Immagina non ci sia il Paradiso, prova, è facile. Nessun inferno sotto i piedi… e nessuna religione”, canta Lennon nel “vangelo ateo” della sua, musicalmente bella, Imagine. Ma come si fa a vivere senza religione e spiritualità? Sapendo di essere un agglomerato di particelle casuali e senza scopo. Puramente accidentali. Come si può vivere senza un bene e un male oggettivi, reali, in un mondo accidentale, non intenzionale e provvisorio? Che valore ha la vita quando si elimina il sacro e il santo? È la fiducia nella razionalità del cosmo a sprigionare la ricerca delle sue segrete leggi. E la bellezza? No, non esiste più perchè tutto è solo reazione chimica. E così i sentimenti, la verità, gli ideali, i valori: maschere che nascondono un arido deserto.
Come vivere con questo astio verso la religione, che fa gettare via tesori di arte, di sapere, di civiltà? Fissati sulle ombre e il male (ma non avevano detto che il male non esisteva?) che gli uomini sempre sanno elaborare, miopi verso l’oceano di bene che fede, amore e speranza hanno diffuso nella storia mondiale. Una casa ha tante stanze ma questi avversatori stanno sempre e solo nel gabinetto a contare i litri di urina e i chili di feci. C’è dell’altro.
Ipotizzando che la religione fosse solo una strategia di sopravvivenza evolutiva, con cosa sostituirla? Cosa mettere al posto del bene universale, del dovere di santità, della dignità sacra di ogni concepito e nato? Che speranza offrire al malato incurabile e al morente? Come dare coraggio a chi lotta per la giustizia? Con cosa sostituire la fiducia nella verità (tutto è sogno ed interpretazione), la fraternità (non c’e il creatore di tutti), la speranza nella felicità (flats vocis), l’amore come atto spirituale (mentre siamo “chi-chi-chimica”, come riassume la Rettore)?
Deserto, ecco cosa ci sarebbe se davvero si eliminasse la religione.